di Giampaolo Corrao. 

Mentre l’estate del 1977 impazza sulla riviera Romagnola con tutte le sue esaltanti e meravigliose conseguenze (…!!!!) il gruppone dei Trofeisti, meno affollato che all’Elba, si trasferisce nell’entroterra. Da Trieste ci muoviamo sempre con Livio Merluzzi (dimenticavo di sottolineare anche padre di due future splendide fanciulle, allora ragazzine) e nuovamente con gli amici Stefano Orlandini e Walter Zangrando. Inutile dire che oramai mi sentivo un “veterano“, la battuta però in effetti ha un fondo di verità, ricordo che affrontai l’impegno in questo campionato così importante con molta meno ansia e di conseguenza con molta più serena consapevolezza e sicurezza in me stesso, del resto i chilometri della gara ed il numero delle prove speciali (6) non erano i numeri dell’ Elba…..quindi anche le prove filarono via lisce. I grandi ci sono tutti, sia nel rally “grande“, che nel Trofeo, ma manca Bettega. L’atmosfera a Castrocaro è fantastica, l’Hotel Terme ombelico del mondo del Rally è in pieno stile felliniano (del resto siamo in Romagna), ambienti enormi, stanzoni e saloni che sembravano aspettare solo che sia dato inizio alle grandi feste danzanti anni ‘60, arredamento “retrò“, gentilezza e cordialità che rimbalza da tutte le parti, ma ……..ma non dimentichiamo che siamo in agosto ed in Romagna………non ci siete ancora arrivati ? Tutta la fauna femminile che all’Elba era scarsa, affolla Castrocaro Terme ed il relativo Grand Hotel Terme…….ricordo perfettamente un pilota “top“ (ovviamente non ne farò il nome anche perché adesso lo conosco allora no) che si muove come un consumato attore con il seguito di “fans“ e vestali vestite da veli e cinte da corone e ghirlande in testa e fiori fra i capelli………va ben ……mi son lasciato andare……. Però non sono andato tanto lontano dalla realtà. Perfino fra i concorrenti del Trofeo c’è da lustrarsi gli occhi e siccome la fortuna aiuta gli audaci e quassù a Trieste apprezziamo molto le femminucce, chi ci parte davanti? L’equipaggio Delphine Le Roux–Anna Gatti…….ricordo che durante la gara laddove avevano bisogno di aiuto morale quando erano lontane dalla loro assistenza ufficiale (dove era onnipresente l’attentissimo e famosissimo compagno di una di loro due), una spalla su cui appoggiarsi non è mai mancata…..Rally tutta terra…….e che terra, un biliardo (meno in una prova), che bello……..ho sempre amato la terra e la neve, insomma la guida “spettacolo“…….genio e sregolatezza…… del resto “il traverso-è-vita!“, sia perché sull’altopiano Carsico dietro la mia città c’erano un sacco di strade bianche, sia perché ad un paio d’ore da Trieste si và a sciare e sulle strade dolomitiche, una per tutte il signor Passo GIAU, per noi erano tutte il TURINI, tanto mi piacevano che “convinsi“ i miei genitori a farmi terminare gli studi superiori in collegio nella Perla delle Dolomiti……..anche per raddrizzare un andamento liceale non proprio da spolvero (n.d.r.)
Doveva essere la seconda gara in Italia con l’obbligo di tuta ignifuga, la qual cosa se da una parte era scomodissima e caldissima, dall’altra parte segnava uno spartiacque soprattutto per i privati, (gli ufficiali le usavano già) da quel momento tutto non sarà più come prima, con la tuta addosso sei “Unochefailrally“ ed il tuo ruolo è evidente e palese per tutti gli altri, il problema che si presentò ai navigatori erano però i guanti…….non era ancora stato deciso dalla federazione che non erano necessari per i navigatori (cosa che per fortuna si avverò di lì a poche gare dopo), quindi come si fa a girare le pagine con i guanti ignifughi? Consiglio da parte dei vecchi volponi: ragazzi partite per la speciale con le mani sotto il culo, il quaderno delle note sulle ginocchia, al tre – due – uno – zero sfilate le mani e lasciateli lì….. fatta !…….ma quanti controlli lungo il percorso sull’abbigliamento ignifugo……..ovunque, prima delle speciali, ai riordini, a casaccio e così sia…….
La gara partiva subito dopo pranzo con un caldo oppressivo ma secco, quindi sopportabile e ricordo perfettamente sul far della sera al tramonto un venticello fresco che forse arrivava dal mare a spazzare le alte temperature…….gara splendida, altra piccola/grande soddisfazione per un neofita, la citazione nell’Articolo di Burlando sull’AutoSprint della settimana dopo.
Con questa gara purtroppo terminò la mia fugace esperienza come concorrente nel Trofeo anche se lo avrei seguito da vicino come giornalista gli anni dopo. Con Livio avremmo dovuto fare poi la gara successiva il San Martino di Castrozza, ma il 30 agosto persi Giulio Papucia, mio cugino che era come mio fratello, quindi non ebbi la forza e lo spirito di andarci…..col senno di poi mai feci una scelta più sbagliata……fu l’ ultimo vero San Martino……..
Queste due gare restano indelebili fra tutte le altre che dal 1978 ho fatto come pilota fino al 2011, però mi permettono a pieno titolo di essere presente oggi agli incontri e sedermi al tavolo delle cene con gli altri “CENTODODICISTI“ e che mi hanno permesso di appiccicare sia sulla Jeep, sullo scooter e sull’auto d’epoca l’adesivo : TROEFO A112 …IO C’ERO, cosa che “ghè dà sai fastidio a Paliaga” che non è riuscito a procurarselo……..è quest’ultimo particolare non è una soddisfazione da poco!!