Premiazione Fiat 1981

Da sx a dx: Alessandro Billiani-Daniele Spongia, Ruggero Ravaioli-Paolo Fabrizio Fabbri, Piero Canobbio-Carlo Angelo Canova. A lato Attilio Bettega

Quattro ragazzi di Manzano

Stasera guardavo delle vecchie foto mi sono tornati in mente quattro ragazzi di Manzano con tante passioni “matte” ma anche le idee già abbastanza chiare su come si faceva ad andare forte.

Fabrizio Zugliano aveva un anno di più, e appena ha preso lui la patente abbiamo cominciato a seguire i Rally in giro per l’Italia, prima solo a guardare, poi man mano a cercare di capire come avremmo potuto fare per correre anche noi. La parola “albergo” nel nostro dizionario non esisteva, se andavamo in 4 con la sua Mini si doveva tornare finita la gara, se Piero Del Pup poteva chiedere a sua madre di prestarci la Fiat 128 familiare che serviva per andare a prendere i cartoni delle sigarette per il loro tabacchino, allora avevamo più spazio e ci potevamo anche permettere di dormire un po’.

Si seguiva la corsa, ma appena potevamo andavamo a sbirciare dietro i parabrezza i quaderni delle note dei grandi navigatori dei tempi eroici ed erano grandi sul serio, Mannucci, Perissinot, Mannini, Rudy e tanti altri. Si guardava e si imparava, poi a casa si cercava di rifarlo, e alla prima gara eravamo già tranquilli, perché “avevamo fatto” per conto nostro almeno 2 o 3 rally internazionali, quando non c’era nessuno: note, anticipi e tutto, piano assistenza compreso.

Ricordo notti trascorse ad attendere che la valle si riempisse del rumore dei motori e delle sciabolate dei fari, albe fredde e livide che si riscaldavano quando passavano le macchine con i dischi dei freni roventi che facevano una scia di luce.

Ci ritrovavamo nell’officina del paese, dove “Tite” Lanzutti preparava le A112 e dopo un po’ abbiamo iniziato ad aiutarlo nelle assistenze in gara. Nel frattempo Piero ha risposto a un annuncio, così lui e io siamo riusciti a farci “assumere” come fotografi occasionali da una agenzia allora in voga. La motivazione principale era di “entrare nell’ambiente, con il modesto compenso si pagava la benzina delle trasferte e anche un (ma uno solo) pasto caldo, lussi da signori …

Un momento di gloria che ricordo come fosse adesso, è stato il primo “incarico” al rally mondiale di Sanremo, di un anno che preferisco non cercare di identificare, basta dire che facevamo le foto in bianco e nero … Arriviamo lì, con le nostre macchinette comprate usate (ma buone) e gli scarponi infangati ma al collo il pass “Photo Press” del mondiale. Entriamo in sala stampa e non sappiamo neanche cosa farci, solo un giretto per sentire se l’aria era diversa che fuori e fare parte anche noi di quel mondo. Non saprei dire la qualità delle foto, ma se continuavano a chiamarci tanto male non dovevano essere.

Fotografare e cambiare le gomme degli altri ci piaceva, ma non era quello che volevamo fare, così appena presa la patente si fa visita e licenza, e ci si tiene pronti, assaggiando le strade più solitarie e piene di curve della zona con il “siscenton” trazione posteriore del papà di Mauro Zamparutti e la Fiat 127 della ditta che qualche volta riuscivo a trafugare la sera. Non facevamo proprio gli stupidi, almeno lo pensavamo noi, ci preparavamo con una ingenua ma logica serietà alle situazioni di gara e le abbiamo sempre riportate a casa intere.

Avremmo fatto poi tutti i navigatori, seguendo tanto di corso per perfezionare quello che ancora non avevamo sperimentato, però eravamo in 4 e gli equipaggi erano fissi: io alla guida con Piero a fianco sulla 127 poi con la mia Alfasud, Mauro e Fabrizio con la 600. In attesa di correre sul serio abbiamo anche tentato qualche gara di regolarità che allora si poteva correre con macchine di serie, e risultati niente male.

siscentalasud

Per dire la verità non abbiamo dovuto aspettare tanto, qualcosa in noi evidentemente dava un minimo di fiducia, perché abbiamo iniziato ad avere delle occasioni, uno alla volta ci siamo “sistemati” su sedili di copilota del Trofeo A112, e lì è cominciata sul serio. Piero è stato il primo, era sicuramente il migliore di noi, il più preparato. Sale a fianco di Pigi Comelli con cui alla prima stagione di gare arriva secondo nel Trofeo, acquisendo il diritto di correre l’anno successivo con la 4 Rombi, programma junior team semiufficiale gruppo Fiat sulle Ritmo Gruppo 2 proseguendo poi in quell’avventura.

Io ci metto un po’ di più ma arrivo più lontano, inizio con piloti locali bravini, e dopo le prime gare capisco che tanto spazio per migliorare lì non c’è. Trovo da emigrare sportivamente in Veneto, mi faccio conoscere e continuo a correre con piloti sempre un po’ migliori. Due stagioni e anche per me c’è il secondo posto nel Trofeo con Daniele Spongia, inizio a entrare nell’orbita delle squadre che contano sul serio, non ho problemi ad alternare piloti e macchine diversi, così rimango in quel giro per un bel po’. Poi finita la parabola con le macchine, nello sport ho fatto un po’ di tutto, MTBiker da strapazzo, commentatore, organizzatore, team manager e adesso fotografo e webmaster. Sport diversi, sfide diverse, ma questa è un’altra storia.

Fabrizio e Mauro sono più pazienti, dopo qualche esperienza si dividono il sediolo di destra di Pietro Corredig, cogliendo delle belle soddisfazioni negli anni successivi, e vincendo praticamente in 3 assieme l’ultimo Trofeo A112. Correranno ancora, con altri e anche insieme come equipaggio. Poi si dedicheranno principalmente all’organizzazione, riportando in alto la gara in salita Cividale-Castelmonte e la scuderia Red White.

Mi piace vivere nel presente e non parlo volentieri dei tempi andati, perché trovo che quello che si è già fatto è una ricchezza che ci si porta dentro, ma c’è ogni giorno la possibilità di fare meglio, un altro traguardo da raggiungere, cose nuove da imparare e perfezionare. Però ogni tanto penso a quei 4 ragazzi di Manzano e qualcosa si muove dentro.

Alessandro Billiani