di Massimo Mimmo Gallione.

Andando a rovistare tra le carte della mia passione rallystica mi sono accorto che la mia esperienza Trofeistica mi ha visto più volte sul sedile di destra che al volante. Precisamente sette partecipazioni da navigatore e tre da pilota.

Partirei quindi con una storiella che riguarda la mia tragica esperienza da coequipier.

Nel lontano 1980 pervaso da una bruciante passione rallystica ricevo dall’amico Alessandro Porcellana la proposta di correre il Sanremo.

Seguivo da un paio d’anni le gesta dei Trofeisti e l’idea di entrare a far parte di quella gabbia di matti mi esaltava!

Corremmo quel Sanremo sotto la pioggia e in mezzo alla nebbia, ma fu amore incontenibile, passionale da subito. Per dovere di cronaca c’erano cinquantaquattro 112 alla partenza! Finimmo il rally undicesimi assoluti, stranamente senza svarioni tecnici da parte mia.

Gasati dall’esperienza progettammo la partecipazione all’intero Campionato per l’anno 1981.

Si parte subito a marzo, in Sicilia, dove si disputa la prima gara di campionato sulle strade della mitica Targa Florio e già solo il nome di questa gara fa rabbrividire per quante Storie dell’automobilismo si sono scritte su queste strade.

Siamo concentratissimi, io durante le ricognizioni ogni tanto rintuzzo conati di vomito da mal d’auto ma tengo duro.

Partiamo!

Dopo le prime due prove siamo settimi. Non è affatto male considerando il nutrito lotto di piloti che si contendono la vittoria di questa prima gara.

Nel trasferimento verso Caltavuturo faccio i conti del settore per valutare se stiamo rispettando i tempi e arrivare al controllo orario per poter timbrare nel minuto corretto. Intanto ricominciano le nausee, rifaccio i conti e nuovamente ho nausee. In queste situazioni, chi le ha provate sa di cosa parlo, non è facile rimanere concentrati fra indicazioni delle strade da seguire che devi riferire al pilota, controllo del cronometro e quel maledetto disagio fisico.

Ad un certo punto realizzo che siamo in ritardo.

“Ninetto accelera mi pare che siamo un po’ tirati.”

“Ninetto acceleraaa rischiamo di pagare.”

“Ninettooo paghiamooo!”

Arriviamo al c.o. come matti e ormai siamo già oltre in nostro minuto. Mi avvento sul tavolino dei cronometristi, butto la tabella ed in quello stesso istante mi si gela il sangue.

Con la poca lucidità che mi rimane realizzo d’aver timbrato dieci minuti in anticipo, che però diventano solamente(sigh!) nove, in quanto secondo il mio cervello pieno d’acqua stavamo pagando un minuto di ritardo.

Risultato: 9 x 2 = 18 minuti di penalità. Con i regolamenti odierni ci sarebbe andata un po’ meglio in quanto avremmo pagato ‘solo’ 180 secondi. In ogni caso una ‘vita’, dove nel Trofeo spesso ci si gioca la vittoria sul filo dei secondi, o quasi.

In quella occasione, ma non solo, ho avuto la conferma della signorilità di Alessandro Porcellana il quale vedendomi affranto per il casino che gli avevo combinato, mi consolava. Lui proprio lui, mi consolava mentre stavamo in un’isola a 1500 km da casa!!!

E ho anche realizzato che il mestiere del navigatore non sarebbe mai stato nelle mie corde.

“Ninetto a trentanove anni di distanza, ancora mille scuse!”

Dopo quella esperienza fantozziana ho resistito ancora tre gare (mi chiamavano vomitino).

Un bel giorno sempre quel sant’uomo di Porcellana mi disse: “fammi un po’ vedere come te la cavi da questa parte”.

Da lì è cominciato tutto,…..ma questa è un’altra storia!

GRAZIE NINETTO