di Paolo Pontelli.
La mia prima partecipazione al Trofeo A112 è stata al rally dell’Elba del ’79, ed è stata anche la mia seconda gara in assoluto.
La prima era stata il rally delle Valli Pordenonesi del ’78, che l’anno dopo diventò il Rally di Piancavallo, gara svoltasi in novembre. In questa avventura rallystica avevo coinvolto il mio amico Fabrizio Dovier, che conoscevo sin dalle scuole elementari. Era stato un autunno pazzesco, mai una goccia di pioggia, sempre bel tempo. Se non ché il giorno della gara, dopo poche prove speciali, durante la notte, pensò bene di mettersi a nevicare copiosamente. Ci trovammo a dover effettuare, in trasferimento, la lunga discesa del Piancavallo, verso Barcis, con le Kleber da asfalto del Trofeo. Fu un vero calvario e alla fine decidemmo di ritirarci, anche perché non avevamo altre gomme.
Dall’alto di cotanta esperienza rallystica decidemmo di iscriverci all’Elba, gara che conoscevo solo perché un paio d’anni prima ero andato a vederla. Bene, per prima cosa avevo bisogno di un’assistenza, non potevo ricorrere nuovamente all’aiuto di parenti e amici. Mi iscrissi così alla Grifone, leggendaria scuderia di Genova che offriva questo servizio. Il primo passo era fatto. Avevamo poi il problema di come organizzare la trasferta. Mi feci prestare da un amico carrozziere un carrello monoasse, e da mia zia la sua 124 berlina ché aveva il gancio di traino, gomme e cerchi li stivammo sul tetto. Con la 124 avevamo anche pensato di provare ma questo non lo dissi a mia zia. Una settimana prima dell’inizio della gara partimmo. Già il tragitto verso l’Elba fu una sofferenza tremenda. Era la prima volta che guidavo una macchina con il carrello e quindi senza alcuna esperienza, avevo caricato il 12 sbagliando i pesi (ma questo lo scoprii dopo) con il risultato che verso gli 80 km/h il carrello cominciava a sbandare in maniera pazzesca. Raggiungemmo quindi l’Elba alla velocità “stratosferica” di 80/90 km/h, partendo dal Friuli che non è proprio dietro l’angolo! Giunti a Portoferraio arrivò la prima doccia fredda. Andammo a ritirare il radar e gli altri documenti e scoprimmo che la tappa riservata al Trofeo era su terra. “Su terra?” “Ma come, se l’anno prima era su asfalto?” Non mi ero nemmeno premurato di controllare. Fu evidente in quel momento che la mancanza di esperienza era un bel peso al collo. Il 12 aveva, ovviamente, assetto da asfalto e avevamo solamente gomme d’asfalto.
Un disastro! Se non ci siamo messi a piangere in quel momento poco ci è mancato. Fu Fabrizio a infondere subito un po’ di coraggio con il suo ottimismo; “non preoccuparti vedrai che in qualche modo rimedieremo”.
Per prima cosa andammo alla Kleber e comprammo otto gomme da terra. E questo era stato semplice. Però non potevo certamente prendere le note e provare con la 124 di mia zia, dovevamo trovare una alternativa. Macchina a noleggio! Ideona! Mi misi subito a telefonare alle varie agenzie di noleggio (Avis, Hertz) dell’isola prima, di Piombino poi. Giunsi a chiamare sino a Livorno ma niente da fare, se non mi risero in faccia poco ci mancò. Mi spiegarono successivamente che, in occasione dei rally, le agenzie locali di noleggio non fornivano le macchine. Per puro caso, mentre leggevo un articolo sul rally su un quotidiano locale, mi accorsi di un inserzione di un garage di Marciana Marina che noleggiava delle vetture. Chiamai subito e spacciandomi per uno studente in vacanza (cominciavo ad imparare) chiesi se poteva noleggiarmi un’auto. Mi rispose; “guardi sono spiacente ma le due vetture che ho a noleggio sono già uscite, ci sarebbe l’auto di mia figlia” Io: “e che auto sarebbe?” Lui: “una 112 Elite” Io (incredulo); ” la tenga, tra mezzora sono lì. “Sembrava troppo bello. E così avevamo anche il muletto! Il giorno dopo cominciammo di buon mattino a provare, primo giro per prendere le note e i tempi sui trasferimenti.
Poi un secondo passaggio ad andatura un po’ più sostenuta per correggere le note. Dopo circa duecento metri dall’inizio della discesa della P.S. Monte Calamita, dietro una Dx 3, ci trovammo di fronte una Opel Ascona di una famigliola, padre madre e figlioletta di sei o sette anni seduta sul sedile posteriore. All’epoca non era ancora obbligatorio usare le cinture di sicurezza né i sedili per i bambini e, infatti, a bordo dell’Ascona viaggiavano tutti senza misure di sicurezza.
Il frontale fu inevitabile ma per fortuna ad avere la peggio fu il nostro 12. Radiatore andato come pure la sospensione sinistra. Muletto deceduto! Fortunatamente la famigliola uscì dall’incidente quasi illesa e anche la loro macchina. Li convincemmo a non proseguire in senso contrario alla prova (si sentiva il rombo di un muletto Gr.4 che stava salendo). A quel punto, con la macchina ferma a bordo strada, si presentava la necessità di provvedere al recupero e quindi allertare un carro attrezzi. Deciso questo fermammo, quindi, il primo equipaggio in arrivo. Se ricordo bene si trattava di Lorenzelli anche lui con una vettura a noleggio, un 131 Racing. Gentilissimo si rese subito disponibile a portare uno di noi sino al primo telefono per chiamare i soccorsi. Fabrizio, quindi, si sistemò sul sedile posteriore e partirono. Ed io rimasi ad aspettare. Passò un’ora, poi due, poi tre, ma non si vedeva nessuno. Spazientito decisi di andare a vedere cosa poteva essere successo e quindi fermai anch’io una macchina. Era Vittorio Caneva che, gentilissimo anche lui, mi caricò e mi portò sino al fine prova. La P.S. finiva con una sx abbastanza secca e l’innesto in asfalto. Trovammo la 131 a ruote all’aria nel campo che costeggiava il fine prova e l’equipaggio più il mio navigatore, scoraggiati, seduti su un muretto a bordo strada. Non c’è che dire, un bel record per un navigatore alle prime armi: un frontale e un cappottamento nel giro di mezz’ora. La trasferta elbana non era partita sotto i migliori auspici, infatti ci ritirammo nella prima prova speciale per doppia foratura.
A distanza di tanti anni, però, conservo bellissimi ricordi di quelle giornate primo tra tutti l’amicizia che si instaurò con Vittorio Caneva e soprattutto l’aver scoperto il clima di spensieratezza, goliardia e amicizia che si respirava all’interno del gruppo del Trofeo A 112. E che si respira ancora oggi dopo tanti anni.
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