di Guido del Prete.
Rally Isola d’Elba 1978.
Questo è un racconto di una disavventura.
Arriviamo all’Elba con un 12 non in buone condizioni soprattutto per via dell’assetto ed in effetti in una sinistra, all’inizio della p.s. Monumento… facciamo un bel capottone. La vettura per fortuna è rimasta in strada e il pubblico presente ci dà una mano e ci aiuta a rimetterci sulle quattro ruote. Daniele (n.d.r. Cianci), mi chiede se tutto va bene. …….. c…zzo non ha mosso un pelo! Raccatta note, tabella di marcia, ed estintore che si era staccato e ripartiamo pur senza parabrezza. Riprende subito le note dall’esatto punto dove ci eravamo capottati,…. ma come c….zzo avrà fatto! ..
Arriviamo a fine prova speciale e ci chiediamo se valga la pena di continuare. La macchina in effetti sembra a posto ma siamo senza parabrezza. Ci dicono che la Grifone a Porto Azzurro, dove avevamo stabilito un’assistenza, ne ha smontato uno da un muletto e questo ci convince a continuare. Abbiamo preso tre minuti in prova speciale ma siamo ancora all’inizio della gara e … non si sa mai. Prima però dobbiamo affrontare la p.s. di Colle d’Orano. Arriviamo al controllo orario in perfetto orario e quindi non paghiamo. Semmai avevamo timore che non ci lasciassero partire adducendo a problemi di sicurezza. Per fortuna così non è. Piove… mannaggia (vedi che divento bravo) anzi, piove di brutto (@@…!?!.) e siamo senza parabrezza. Vabbè, questi sono i rally, in alternativa ci sono i tavoli da ping-pong, i tavoli da biliardo, etc., ma noi abbiamo scelto questo e quindi si va avanti. Nonostante la pioggia che ci ‘innaffia’ per bene, in prova veniamo passati da un solo concorrente. Finiamo la prova, siamo a Procchio.
E’ l’alba, mi attacco al clacson per farmi sentire da tutti quelli che mi capitano davanti, sto disperatamente cercando di guadagnare preziosi secondi da spendere poi in assistenza per il cambio parabrezza. Davanti a me un camion della spazzatura che all’improvviso mette la freccia a destra……Mi vuole fare passare,…. penso stupidamente. Con poca visibilità e tanta adrenalina in corpo, devo ammetterlo, lo sorpasso e di fronte a me arriva maestoso il muso di un OM Tigrotto. Cerco una scappatoia portandomi tutto sulla sinistra ma….di strada non ce n’è più. Un botto incredibile, tale che si strappano i supporti del sedile. L’autista poi denuncerà che gli abbiamo piegato il telaio del Tigrotto! Per un attimo perdo i sensi. Quando mi risveglio sento mugolare al mio fianco. Mi volto e vedo Daniele tutto insanguinato che si lamenta.
Oh Dio l’ho ammazzato!….
Letteralmente scappo dal rottame della 112 e mi metto a correre indietro verso il fine prova dove spero di trovare un’autoambulanza. L’ho ammazzato, l’ho ammazzato. Non mi viene in mente nient’altro!
Passano alcuni minuti, forse, magari anche no, non avevo certo cognizione del tempo in quei terribili momenti. Qualcuno viene a riprendermi, forse l’autista del Tigrotto, forse un poliziotto intervenuto…non ricordo. Mi riportano indietro verso il fattaccio. “Guardi che il suo amico sta bene”. Non ci credo… non riesco a crederci. Arriviamo al ‘fattaccio’ e Daniele è lì, tranquillo, seduto su un muraglione di una casa a lato della strada e si sta mangiando un panino. La signora della villetta, mossa da compassione, gli aveva preparato quel gustoso panino.
Aveva preso una bella botta ad una gamba e si era passato le mani sul viso pieno di schegge di vetro del finestrino (il parabrezza l’avevamo già lascito prima da qualche altra parte). Finalmente tiro un sospiro di sollievo e mi rassereno.
Io, come tutti quelli che hanno avuto il piacere di conoscere Daniele, lo ricordo come un ragazzo d’oro, di una tranquillità esagerata, un vero appassionato. Amico vero.
Quando ancora si correva con il Fulvia nei lunghi trasferimenti dei rally di allora, Daniele qualche volta si assopiva e questo mi faceva inca..zare. Gli davo un urlo (avete presente la tensione che c’è quando si è in gara?), e chiedevo tempo e chilometri per il prossimo controllo orario. Mai una volta, che a un risveglio di colpo, mi abbia dato un’indicazione sbagliata da quella che doveva darmi, mai un bivio diverso da quelle che erano le indicazioni riportate sul radar.
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