di “Brunin” Ferraris e Emilio Burlando. Nel 1977, preso nel vortice lavorativo – avevamo, con l’amico (sic!) Barasio, da poco aperto a Genova una rivendita di zucchero industriale che comportava un impegno notevole, essendo questa città sede e deposito dei grandi zuccherifici italiani – il tempo da dedicare alla passione era poco, ma fu una vera manna la nascita del trofeo A112 Abarth, che dava la possibilità di cimentarsi nell’ultima tappa dei rally internazionali. Avevo colto subito l’occasione per iscrivermi al bellissimo Rally dell’Elba, che avevo già corso alcune volte (nel ’71 con l’A112 e con Francisca Lurani, nel ’73 e nel ’74 con la Fulvia HF 1600 con Daniele Cianci, nel ’77 con Bullani e nel ’78 con Poggio) e che, quindi, conoscevo bene.
Come sempre, visto la poca continuità dei navigatori, trovai Francesco Bullani che, malgrado non avesse mai corso con me, ci eravamo conosciuti nei vari rally sanremesi. Partimmo all’alba, per arrivare giusto in tempo per le verifiche e ritirare, con grande stupore degli organizzatori, il radar del percorso e fotocopiare le note fornite da un gentile amico. Ci rendemmo subito conto di esserci cacciati in un bel vespaio: i concorrenti erano 62, quasi tutti giovani emergenti: Bettega, Tabaton, Fusaro, Pelganta, Guizzardi etc…
Ma le cose si complicarono ancora più quando il DS del Jolly club ci disse che non poteva darci la possibilità di avere i vari cambi gomme (si potevano usare solo intermedie e terra Kleber) ma noi ne avevamo solo 5 asfalto e 5 terra e, all’assistenza, i vari furgoni ne volevano quattro cadauno. Non eravamo così ricchi, decidemmo di tenere il portapacchi e movimentare noi gli pneumatici. Purtroppo non c’era il tempo durante la corsa di smontarlo e quindi, come documenta la foto, per la prima volta i tifosi videro passare nelle prove speciali una nuova soluzione aerodinamica (non so se omologata…). Ci barcameniamo, fino al ritiro (per il bloccaggio dei bulloni delle ruote) tra il 10° ed il 15° posto della classifica: andavano tutti fortissimo, tuttavia nella velocissima discesa del Volterraio, complice l’aerodinamica, i cronometristi dovettero trascrivere il nostro quarto tempo a pari merito con Bettega. Scignuria!
Mi sono rivisto con Francesco Bullani in alcune manifestazioni e lui ricordava sempre con grande piacere la nostra unica gara. Dovevamo rivederci lo scorso 23 dicembre al pranzo della Scuderia delle Palme: io non sono potuto andare, mi ha mandato una foto in cui mi salutava. Pochi giorni fa, il mio amico Guido Rancati mi comunicava l’avvenuta morte di Bul. Mi dispiace di non essere andato al pranzo, ci saremmo salutati ancora una volta. Ho raccontato questa storia per ricordarlo.
Fonte: www.liguriamotori.com
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