di Alessandro Billiani.

È un’altra delle tante “storie di rally”, tra quelle inconsuete, rispondendo a Fabrizio mi è tornata in mente e così ve la racconto …

Arriviamo in Sardegna, per il Costa Smeralda con la classifica di campionato “in ebollizione” come sempre, e se forse era la prima gara vuol dire che “stava per bollire”. Appena prima delle verifiche, Bortoletto e Muller ci avvisano: “guardate che se viene una troupe televisiva a chiedervi di fare qualcosa è ok, la Rai gira un miniserie sui rally, e le riprese dal vero saranno di vari team dell’orbita Fiat Abarth tra cui il nostro, servirete da controfigure in gara per dare maggiore realismo”.

Ok, qua, pronti: a noi interessava correre e stare davanti, ma non ci dispiaceva proprio avere un po’ di spazio promo in più per gli sponsor e anche un filino di vanità. Pensandoci bene non c’era poi niente di casuale, i marchi erano quelli del gruppo, il main sponsor di scuderia era la Totip che sponsorizzava anche il festival di Sanremo e neanche tanto sotto ci doveva essere la “longa manus” del gruppo e del grande Renzo Magnani che gestiva molto di tutto questo.

Protagonista Gianni Morandi, nei panni di un pilota affermato del Team Martini Racing (delta S4) e co/protagonista Milly Carlucci in quelli di una giornalista rampante con “mire espansionistiche” sul campione. Naturalmente l’ambiente pettegolo ha subito pensato di riconoscere i personaggi tra quelli esistenti, ma era solo un modo per passare il tempo perché di campioni ce n’erano diversi da identificare, e la giornalista più “indiziata” era ed è un’ottima professionista che ha sempre fatto al meglio il suo lavoro, massimo rispetto anche a lei. Serviva semplicemente una storia d’amore per condire la trama, ed è stata rappresentata une delle più logiche.

Nella trama naturalmente c’erano altri “fili”, quello che ci riguardava era una vicenda collaterale con il fratellino di Morandi che correva nella finzione con il Jolly Totip. La storia richiedeva dei “buoni” e dei “cattivi” e la nostra macchina essendo bianca di colore rappresentava la squadra “buona”, mentre il ruolo dei “cattivi” era assunto per motivi cromatici dalla rosso nera e quindi un po’ “infernale”  4 Rombi,  le riprese erano su Tagliapietra con cui saremmo  appunto “scornati” nella realtà per tutta la stagione.

Per farla corta arriva nel parco partenza la troupe, copre le placche con i nostri nomi sulle fiancate con quelle “di fantasia”  fa le riprese della partenza  e un sacco di “auguri” poco scaramantici per una vittoria che sarebbe andata benissimo per la storia della fiction. In gara concentrazione e piede giù, con veramente poco tempo e desiderio di pensare a queste cose. Ogni tanto trovavamo la troupe e le telecamere, badandoci in sostanza poco.

Nelle ultime prove speciali, saldamente in testa, li avvisto sulla prima “sinistra due” dopo una serie veloce. La nota che mi è venuta fuori era “destra 5 per sinistra 5, 60 sinistra due no sta far el mona par la Tv che semo drio a vinzer”.

Non ce n’era nessun bisogno, Alessandro era un pilota giovane di talento e con la testa sulle spalle, ma un “richiamino” alla priorità del risultato mi è uscito proprio spontaneo.

Arrivo, ancora le placche “ricoperte” dai nomi dei personaggi  per una sperata ma non certa scena  di gioia autentica e spontanea, utilizzata nello sceneggiato con solo qualche piccolo artificio. Abbiamo schizzato in giro lo champagne del podio e ci siamo poi bevuti con molto più gusto il nostro Prosecco che portavamo anche sulle fiancate come sponsor, uno tra i più logici e graditi per un pilota di Valdobbiadene. Ci siamo presi volentieri complimenti ed elogi non tutti sinceri, ma a noi importava della gara dopo e del campionato.

Poi ce lo siamo anche visti quello sceneggiato, ma senza darci neanche un grande peso, ci divertivamo molto di più a viverla la corsa che a vederla poi raccontata e anche un po’ travisata come accade sempre in queste cose.

Questa è la “storia”, più un piccolo aneddoto appena ingrandito che un racconto. Ne ho tanti di allegri e amari, di uno sport affascinante e anche spesso ingiusto dove la volta che vai meglio magari ti fermi per una banalità, ma che non ti lascia mai con le sue emozioni intense e il gusto di “mettere giù” su asfalti e sterrati tutto quello che hai per inseguire quel traguardo che sai non essere mai sicuro finchè non lo hai tagliato.