di Francesco Calafuri.
Aprile per la maggior parte delle persone è il quarto mese dell’anno, il secondo della primavera, ma all’Isola d’Elba era, ed è ancora semplicemente il mese del Rallye ed in quei giorni tutto si fermava, le auto correvano di notte sull’asfalto e di giorno sullo sterrato……uffici…..fabbriche…..scuole si bloccavano.
Non era solo una Gara….Era molto di più.
Era una festa di popolo dove tutto era possibile e tutto era concesso.
Monte Perone, Rio nell’Elba, Volterraio, Colle Reciso, Calamita, Monumento, Parata erano le prove speciali dove tutti volevano essere presenti, per vedere le Fiat 131 Abarth, le Lancia Stratos e naturalmente le A112…tutti volevamo essere lì…… guai dopo il passaggio dei Big a muoversi, bisognava aspettare “quelli delle A112” perché lo spettacolo era assicurato.
Per noi “ragazzini” chiunque avesse una macchina sporca di fango, delle gomme da terra e qualche fanale rotto era un eroe ed a nomi come Munari, Darniche, Rohrl, Pinto, Tony, Vudafieri si affiancavano i nomi allora sconosciuti dei vari Bettega, Tabaton, Cunico, Fusaro ecc. destinati a diventare Grandi grazie alle diaboliche scatolette a quattro ruote chiamate A112.
A distanza di tutti questi anni ai nostri occhi questi personaggi ancora oggi sono eroi………
Giovedì 21 Aprile 1977. Avevo appena sei anni ma il DNA Motorsport correva già nelle mie vene e visto che tutto era concesso in quei fantastici giorni, niente scuola!!!
Tutto era preparato nei minimi dettagli, tuta e scarpe da tennis per muoversi meglio, borsa a tracolla per essere riempita di “stampini ed appiccichini” (all’Elba non riusciamo a chiamarli semplicemente adesivi), lista dei personaggi assolutamente da fermare con Darniche segnato come obbligatorio solamente perché ascoltavo di continuo il suo cognome alla radio nelle dirette di RMC sul Rally di Montecarlo.
A metà giornata il “bottino di guerra” era ottimo, avevo la borsa piena di stampini e cartoline ed ero pure diventato “mascotte” di una buffissima vettura che da grande avrei scoperto che andava pure forte, la TR7 della British Leyland, nome, visto l’età per me, impronunciabile. Quando ormai soddisfatto dei miei cimeli sento delle voci adulte dire: “sono tutte schierate in fila sul lungomare!!! “
Senza sapere assolutamente chi e cosa fossero, a bordo della mia Graziella degno del miglior Coppi, in un baleno sono là e mi trovo davanti una schiera di piccole vetture che subito mi fanno innamorare. Hanno colorazioni e scritte tutte simili, sono rosse e nere, verdi e nere, qualcuna di un blu scuro, le più stravaganti il posteriore verniciato di giallo, ma soprattutto hanno gli “stampini giusti” quelli assolutamente da avere Marlboro, Olio Fiat, Kleber.
Purtroppo non so chi era, mi avvicinai ad una signora ricciola bionda, che chissà se leggerà e vorrei ringraziarla pubblicamente (n.d.r. probabilmente si tratta di Maurizia Baresi), mi donò addirittura l’emozione di poter stare a bordo della “diabolica Scatoletta a quattro ruote” pronunciando la frase che penso sia diventata il cavallo di battaglia di tutti i Trofeisti “NOI SIAMO QUELLI DELLE A112”, fece nascere in me una nuovo sentimento che chiamerei Passione A112.
Da quel giorno ogni volta che arrivava Aprile ”il mese del Rally” ogni A112 era da fermare, sarei diventato il loro “incubo da stampino” perché per tutti i ragazzini come me, valevano molto più di qualsiasi altra cosa, erano un simbolo di bravura di cui ci si poteva vantare per un anno intero, guai a scambiarli!!!!
Infatti ancora oggi li conservo gelosamente (sia tecnici che pubblicitari) segno di un’epoca irripetibile ed a distanza di oltre quarant’anni mi ritengo una persona fortunata perché ho avuto il privilegio di poter lavorare ed imparare a fianco di molti di questi nomi e vado fiero che nel “Mio” Rally Storico dell’Elba, una parte da protagonista sia riservata esclusivamente alle “diaboliche scatolette” di nome A112.