di Guido Venerus.
Qui siamo a parlare di rally, che c’entra il nuoto o non saper nuotare? In fondo al racconto c’è la risposta.
Avevo già fatto due volte il Rally Piancavallo con Nevio Paggiola, Trofeo 112 s’intende, ma in quel 1984 il ‘mezzo’ ci lascia a piedi.
Siamo un po’ sconsolati e così decidiamo di dare una mano all’organizzazione del rally. Come ogni settimana ci si trova nella sede della Scuderia, la Pordenone Corse, e Icio Perissinot comincia a distribuire i vari compiti.
Una settimana prima della gara, quando avevo già messo il cuore in pace per la gara, arriva una chiamata dalla segreteria del rally. Era la Dusy che cercava due navigatori per altrettanti piloti del Trofeo 112. Non mi parve vero e ovviamente non ci è voluto molto a dare la mia disponibilità senza neanche sapere chi fosse il pilota. A pochi giorni dalla gara mi presentano Carlo Pasero, genovese, più giovane di me ma sembra simpatico, con cui poi instaureremo un ottimo rapporto e questo anche con gli altri liguri: Gigi Perugia, Billy Casazza, Ennio Vernengo, Stefano Bertilone, Carlo Luddeni, Alessandro Giannini. Ovviamente si prova sempre in gruppo, si scherza (tanto), ci si prende in giro, etc., ma questo è lo spirito del Trofeo. A cinque giorni dalla gara siamo sulla P.s. di Giais, stiamo controllando le note prese poco prima, quindi a velocità ‘umana’, quando l’auto sbanda solo un po’ ma tanto da scivolare pericolosamente verso il canale d’acqua a fianco della strada che serve ad irrigare i campi. E in acqua ci arriviamo scivolando pian piano mettendoci su un fianco. L’acqua non è troppo alta ma la corrente sì, tant’è che riesce a trascinare la A112. Nella concitazione tiro anche il freno a mano(sich!) ma non basta. Saranno Gigi e Billy, prontamente intervenuti, che ci aiuteranno a risalire poi la sponda ripida e scivolosa del canale. L’auto intanto è finita contro un ponticello facendo da diga e impedendo all’acqua di defluire e quindi il livello si stava alzando. Si fermano altri equipaggi per dare una mano e qualcuno avverte le autorità. Di lì a poco arrivano i Vigili del Fuoco e con una gru sollevano il 112 riportandolo sulla strada. Non ci sono grandi danni e mentre Carlo smonta e rimonta il motore(doveroso visto che era finito sott’acqua) vado in direzione gara per avere una copia del radar, cartine etc., perché avevo perso tutto durante il disguido. Degno di nota il ‘cazziatone’ ricevuto dal direttore di gara Lucio de Mori, credo anche giustificato. Su ordine del Prefetto, l’organizzatore ha dovuto poi sistemare delle traversine ferroviarie a riparo del punto dove eravamo usciti e questo ovviamente con un costo supplementare per l’organizzatore. La sera stessa abbiamo ripreso le ricognizioni con l’auto ancora impregnata d’acqua, ‘qualche’ odore di umido e io che avevo sistemato una seduta supplementare sopra il sedile per cercare di isolare il mio fondo schiena dall’umidità. Il comico però era che ad ogni sobbalzo, siamo sullo sterrato, l’acqua schizzava da tutte le parti. La gara poi era cominciata nel migliore dei modi con tempi quasi sempre nei primi dieci, ma alla P.s. 39 (dico 39 P.s.!, per noi del Trofeo era la nona su ventiquattro) passando sopra un ponticello abbiamo scodato in uscita e piegato il mozzo della posteriore sinistra. A quel punto Carlo è stato veramente molto bravo perché la 112 era inguidabile e anche in rettilineo era tutto un correggere, ma nonostante questo siamo giunti ottavi.
Questo comunque era il cameratismo di quegli anni nel Trofeo 112 ed è una cosa che ce la portiamo dietro ancora ogni volta che ci incontriamo.
A distanza di anni devo ringraziare Gigi e Billy per avermi tirato fuori da una situazione piuttosto imbarazzante perché……io non so nuotare!
E c’è anche un finale ‘giallo’. Qualche giorno dopo sono stato chiamato dai Carabinieri perché a valle del canale c’è una grata che blocca le impurità prima di entrare in centrale elettrica e, recuperando, purtroppo, il corpo di un suicida, hanno trovato la mia valigetta con tutti i documenti di gara.
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