di Raffaele Caliro. 

Il Rally di Sanremo, gara valevole anche per Campionato Mondiale rally, è sempre stata una gara di prestigio e lo era ancor più per noi che con le piccole A 112 Abarth ci confrontavamo, o perlomeno pensavamo di farlo, con i piloti che si contendevano il titolo mondiale. Di solito al Trofeo 112 era riservata l’ultima tappa della gara mondiale quella nell’entroterra Ligure con prove speciali su asfalto. Quell’anno invece ci fecero fare le due tappe sulla terra Toscana con ben 27 prove speciali per una gara che poi si rivelerà la terza più lunga di tutto il Trofeo A 112 Abarth.  Altra cosa nuova era il formato della tabella di marcia. Nelle gare valevoli per il Campionato Mondiale, e anche Internazionali, era mono pagina, quindi diversa dalla solita che ci veniva data nel Campionato Italiano. Al riordino di San Quirico d’Orcia, presentandomi una decina di minuti in anticipo sul mio orario di controllo, avevo notato che non tutti i miei colleghi avevano dimestichezza con questa ‘nuova’ tabella e notai anche che i due cronometristi erano dei novizi per cui mi sentii in dovere di aiutare una decina di concorrenti del Trofeo nel superare correttamente il riordino. Questo fatto mi indusse a pensare che qualche cosa di anomalo, durante la gara, avrebbe potuto succedere.  Non mi sbagliavo!!

Dunque. Riordino di Volterra in Piazza dei Priori, mancano tre prove speciali alla fine. Posizioni in testa alla classifica già quasi delineate: comandano Gallione-Ragogna (con non poche sorprese, peraltro assolutamente con merito), seguono Lago-Roccati a 1’28” e poi Corredig-Caliro a 2’51”.  Pare logico che dopo 24 prove speciali, e tanta fatica, si senta il bisogno di rifocillarsi un po’ in attesa di affrontare le ultime prove speciali e il lungo rientro verso Sanremo. Un noto giornale del settore titolerà poi “Tutti al bar” descrivendo in modo impeccabile quel riordino. Anch’io e Pietro eravamo dentro al bar ma poi, avvicinandosi l’ora di uscita dal riordino, uscimmo. Prima di entrare al bar però mi assalì un presentimento e ne parlai con Pietro. Gli dissi che avvertivo che qualche cosa poteva succedere e che magari, in quel momento, non avrei potuto parlargli, quindi gli intimai: “Guardami sempre”!  All’uscita dal bar notammo che gli altri piloti e navigatori se la prendevano comoda e qui il mio cervello cominciò a frullare e ad analizzare la situazione e…. partì per la tangente. Valutai che la piazza era leggermente in discesa e quindi avrebbe potuto non essere necessario metter in moto la A 112 per raggiungere il tavolino dei cronometristi. Realizzai che il regolamento penalizza i concorrenti con 30” se la macchina passa il tavolino a spinta o comunque non in moto. Era una, eventuale, penalizzazione accettabile per quel che avevo i mente ma confidai anche sulla possibile distrazione dei cronometristi a non accorgersi di questo particolare. E anche in questo caso non mi sbagliai. Infatti non ci fu inflitta alcuna penalizzazione. La nostra macchina era però ostacolata ad uscire da quella della Paola de Martini che, quella fu la nostra fortuna, era autorizzata a rimanere in macchina perché aveva una brutta ferita con punti di sutura.  Feci cenno alla Paola di lasciare andare il freno a mano quel tanto che bastava per permetterci di uscire e quindi raggiungere il tavolino dei cronometristi. Così successe, Corredig si presentò al controllo orario con la A 112 e io potei timbrare entro il minuto assegnatomi. Appena timbrato un addetto all’organizzazione gridò il numero di gara di Gallione chiedendo(si) perché non fosse venuto a timbrare. Mi uscì spontaneo un perentorio “Fatti i ca..zi tuoi”!! Riconosco di essere poco diplomatico in certe(sigh!) occasioni. Tutto finì lì. Spinsi l’auto fin dopo le mura e solo a quel punto dissi a Pietro di accendere il motore e proseguire per il successivo controllo orario. In auto, mentre si seguiva le indicazioni del radar, memore probabilmente degli inizi di carriera quando aveva fatto il navigatore, Pietro balbettando qualcosa di incomprensibile per me non si dava pace e continuava a chiedermi cosa fosse successo. Lo invitai a proseguire, che non doveva preoccuparsi e con tono autoritario gli dissi: “Fai come ti dico io…!!”. Sarà anche poco ortodosso ma questa è sempre stata la mia caratteristica da navigatore e in macchina mi sono sempre imposto persino con un certo…Tabaton.  

Al controllo orario successivo ovviamente giunsero in ritardo parecchi piloti, qualcuno, preso logicamente dal panico, sbagliò strada peggiorando la situazione e qualcun altro fece gravi errori in prova speciale permettendoci di vincere quella gara, che fra l’altro aveva un coefficiente doppio, e, …praticamente, il campionato. Fino a Pisa, Pietro era talmente concentrato nel non sbagliare nulla che faceva fatica a sentire le mie indicazioni.  Il lungo successivo trasferimento fino a Sanremo è stato indescrivibile. In macchina si cantava, si fischiava, etc, ci sembrava assurdo, ma ci rendevamo anche conto che un sogno, iniziato l’11-12 marzo del 1977, si stava realizzando.

 

 

N.d.r.(nota del redattore)

Il buon Caliro, in questo racconto, ha omesso una frase che ha riferito ai responsabili del controllo orario che seguiva il riordino di Volterra e che, dopo tanti anni, ricordiamo ancora: “Tenete lontano i bambini perché qui, fra qualche minuto, succederà un casino!!”