di Fabrizio Zugliano. Tite in friulano è la traduzione, l’abbreviazione, di Giovanni Battista. In questo caso è il nome di Lanzutti, per tutti “Tite” noto preparatore di A 112 Abarth di Manzano (Ud) ma anche restauratore (tutt’ora) di altre auto storiche e da rally, collaudatore di aerei ultra leggeri, nonché campione motonautico e lui stesso pilota di rally in qualche gara. Insomma tutto quello che ha a che fare con motori endotermici. Nel Trofeo A 112 è conosciuto come il preparatore delle Autobianchi di Pigi Comelli, il notaio volante, con cui ha ottenuto tanti successi sia nel Campionato Triveneto, una sorte di Università all’epoca, sia poi nel Trofeo A 112, ma anche papà delle autovetture di Corredig, Franzolini, Novello, Venuto, Nonini, Ferrante, etc. Anche Claudio De Cecco ha cominciato la sua lunga carriera con una A 112 preparata proprio da “Tite”. Le nostre passioni per i rally sono cominciate proprio da lì, nell’officina di “Tite” Lanzutti di Manzano e dove abitavamo. Parlo di Pietro del Pup, Alessandro Billiani, Mauro Zamparutti e il sottoscritto, tutti navigatori Trofeisti all’inizio delle nostre ’carriere’ agonistiche. Molto scrupoloso Tite lo è sempre stato, soprattutto nel rispettare i regolamenti tecnici per la preparazione della vettura. Anzi, quando aveva dei dubbi interpretativi, ci faceva leggere più volte l’Annuario CSAI, il famoso allegato J, e così ci confrontavamo. Nessuna auto infatti preparata da Tite è stata mai squalificata nelle numerose verifiche tecniche posta gara. E veniamo al bilancino del titolo. Si sa che nel vecchio gruppo ‘1’ le modifiche, soprattutto al motore, erano praticamente nulle. Si poteva al massimo bilanciare le varie parti ma senza asportazione del materiale o altre modifiche. Quindi la soluzione era questa: trovare, per esempio, delle bielle uguali-uguali. All’epoca non c’era certo la precisione di lavorazione che i moderni centri a controllo numerico di oggi permettono. Capitava quindi che le varie componenti del motore non fossero bene equilibrate. Quando era necessario fare o rifare un motore, Tite telefonava a Ruggenini, la concessionaria Lancia-Autobianchi di Udine la più longeva in Italia, e si faceva preparare una ventina di bielle, bronzine, etc., sul banco vendita. Ci forniva di un bilancino meccanico, non certo digitale come quelli di oggi, ci spediva a Udine con questo strumento raccomandandoci di tararlo per bene prima di effettuare le misurazioni e trovare quattro bielle e le altre parti esattamente dello stesso peso. Non era importante che fossero le più leggere, certo sarebbe stato l’ideale, ma era determinante che pesassero esattamente uguali l’un l’altra. Questo era l’unico bilanciamento possibile per rimanere nei limiti ammessi della preparazione del motore e, a memoria, non ricordo la rottura di nessun motore da gara preparato la Tite. Alla faccia delle centraline elettroniche e altre diavolerie odierne che ti promettono (e permettono) cavalli a go-gò. In questo modo riuscivi, forse, a cavarne tre-quattro cavalli in più, misurati a ‘occhio’, mica Tite aveva il banco prova motori. A conferma della sua pignoleria nel rispettare i regolamenti ricordo l’episodio che ci è costato il ritiro all’Isola d’Elba nel 1982 quando correvo con Max Novello. Pronti-via, partenza della prima P.s. Falconaia-Cavo e ritiro dopo appena qualche chilometro. Dopo un dosso preso a velocità rallystica salta la boccola in plastica del rinvio del leveraggio del cambio e, complice la slitta paracolpi che proteggeva il motore, il buio pesto (eravamo partiti 18 minuti dopo la mezzanotte), la tanta polvere,…. game over. Qualcuno in officina aveva chiesto a Tite se era il caso di rinforzarla ma lui disse che il regolamento non lo permetteva. Solo successivamente, dietro mia insistenza sollevata per una questione di sicurezza rammentando che se la boccola fosse saltata in discesa del Volterraio o peggio ancora in qualche P.s. velocissima in discesa nelle successive gare in asfalto probabilmente ci avrebbero trovati…qualche giorno dopo. E così, poi, ci mettemmo un grano che fissava la boccola che, in ogni caso, …. non ci rendeva più veloci. Guarnizione di testa di una delle A 112 preparate bruciata? Bene!! Era la felicità di noi ragazzini, io compreso, che possedevamo una A 112 Abarth stradale. Certo si sarebbe potuto riutilizzare la testata del gruppo motore quella con la guarnizione bruciata ma era necessario portarla a spianare e magari si rischiava di abbassarla troppo non rispettando le misure in ‘fiche’. Quindi il buon Tite ti convinceva a cedergli la tua e lui, gratuitamente, ti montava una di una “macchina da corsa” con relative super prestazioni al posto della tua. E noi ragazzini stracontenti di potersi vantare di avere una A 112 corsaiola! E già, bei tempi…..sembra medioevo. Non “evo”!!!