di Fabrizio Zugliano. 

Quante botte…. e non solo sul Cerro!!

Non è proprio un ricordo di una gara agonistica, in ogni caso è successo durante una gara di Trofeo.

Un noto proverbio dice che…”Il buon giorno si vede dal mattino”. Ma viene da pensare che potrebbe essere anche il contrario, cioè che non sia proprio un bel giorno, …. se le cose vanno storte.

Questo è quello che ho pensato alla mia prima gara del Trofeo 112, il 9° Rally valli Piacentine del 27-29 luglio 1979.

Con Pietro Corredig ci conoscevamo da tempo, per avergli fatto assistenza a qualche gara o comunque perché ci incontravamo in giro a vedere qualche rally.  Proprio nel 1979, dopo che al rally dell’Isola d’Elba io, Mauro Zamparutti e Alessandro Billiani avevamo fatto una scommessa, avvalorata da una banconota da mille lire divisa in tre parti uguali che consisteva in una promessa di mettersi a gareggiare seriamente nei rally, quella era una delle mie prime gare, sicuramente la più importante. In precedenza avevo fatto un paio di rally di seconda serie con Roberto Flocco un pilota di Trieste e debuttato con la ‘tuta ignifuga’ al Rally del Bellunese con Max Novello con una A112, praticamente stradale tant’è che avevamo pure l’autoradio, vincendo peraltro subito la classe.

Qui però, al Valli Piacentine, si cominciava a fare sul serio ed era la prima gara con Pietro Corredig. Dicevo della tuta. A quell’epoca nei rally di seconda serie non c’era obbligo di tuta ignifuga e quindi si correva con jeans e maglietta. Al Rally del Bellunese, nazionale, la tuta l’avevo presa in prestito, come credo facessero una buona parte dei piloti-navigatori all’epoca, da Pietro del Pup che già correva, e vinceva, con Pigi Comelli nel Trofeo.  Approfittando degli sconti che la Sparco concedeva a chi era iscritto al Trofeo 112, a Piacenza mi feci portare dal Signor Parisi la tuta. Ricordo ancora l’acquisto, ben 157.500 lire!, presso la Astra, sede delle verifiche e parco partenza, e il Signor Parisi con la Fiat 131 familiare(credo). Ovviamente la tuta ignifuga aveva un significato particolare, ti faceva sentire un “vero” pilota o navigatore. Ero talmente esaltato che, complice anche il caldo, ho avuto parecchie difficoltà ad indossarla talmente sudato che ero.

Solo per dovere di cronaca quell’edizione del Rally Valli Piacentine si ricorda per l’alto numero di partecipanti, forse una delle gare con più partenti in Italia. I Grandi partivano alle 16,01 e l’ultimo il n° 241, Rasmo-Zuccoli, alle 19,14, mentre il primo del Trofeo partiva alle 19,17 e l’ultimo alle 19,56. Fate voi un po’ di conti per sapere quante macchine c’erano!

Avevamo provato la gara il weekend precedente e quindi tutto ok per la gara. Sarà stato il caldo o non si sa cosa ma già alla prima P.s. abbiamo problemi con il motore che “ratava”. Pietro pensa che ci sia un problema alla pompa della benzina e proviamo a buttare acqua, più o meno fresca, sulla pompa per cercare di risolvere il problema. ‘Portiamo fuori’ il Cerro, chi l’ha fatto credo convenga con questa espressione…, con il ventitreesimo tempo, ma il problema si ripresenta sulla successiva e quindi siamo costretti al ritiro.      

Ovviamente all’epoca non c’erano i telefonini, al massimo i ‘baracchini’ ma noi non avevamo neanche quelli e quindi Pietro mi disse che bisognava andare a cercare l’assistenza per cercare di rimettere in moto in qualche modo l’auto o recuperarla con il carrello. Si decise che toccava a me e quindi in autostop faccio il percorso fino al punto di assistenza precedentemente concordato. Con evidenti difficoltà perché oramai è buio. Ovviamente non trovo gli amici che ci facevano assistenza perché nel frattempo avevano deciso di fare il percorso a ritroso e venirci a cercare. Mi fermo quindi al controllo orario di Rivergaro dove speravo mi venissero a riprendere. Al controllo orario non c’erano i cronometristi ma solo il cartello di avviso controllo e il tavolino. Praticamente solo, in mezzo alle colline, in una non ben precisata ora della notte. Ad un certo punto arrivano tre auto, si fermano e scendono 6-8 ragazzi sui 25-30 anni. Bene dico: qualcuno che mi può portare su una statale e da lì, sempre in autostop, troverò qualche buon anima che mi porta in albergo a Piacenza.

Quasi……. Non è andata proprio così. 

I ragazzi scendono e si fa avanti uno non grande, tarchiato, che sembrava fosse il ‘capo’, e mi chiede con aria un po’ da sbruffone che ci faccio a quell’ora lì e perché sono vestito a quel modo. Gli rispondo che è in corso il Rally valli Piacentine, che sono un concorrente e che sto cercando di rintracciare l’assistenza perché la nostra auto ha avuto dei problemi e ci siamo ritirati. Mi risponde che siamo in estate e carnevale è passato da un bel po’ per andare in giro vestiti in maschera, facendo evidentemente riferimento alla tuta che avevo addosso. Non finisco neanche di capire la frase che mi arriva un pugno in faccia e il ‘tipo’ comincia a menare anche calci. Sono un po’ stordito, vedo le altre persone che erano con lui che ridono ma fortunatamente non lo imitano. Cado a terra, complice il buio faccio fatica anche a trovare gli occhiali. Non mi vergogno a dire che ho pensato al peggio. Facendo anche un po’ di scena, in effetti le botte ricevute non erano poi così forti, mi rannicchio, rotolo in un fossato e mi lamento per le botte ricevute. Il ‘tipo’ desiste e fortunatamente il gruppo risale in macchina e partono sgommando.

Per un po’ rimango nel fossato, poi pian piano risalgo in strada e cerco di capire che cosa è successo. Passa un po’ di tempo e sento arrivare un’altra auto. Con diffidenza mi sporgo dal bordo strada, guardo chi è in arrivo ma mi accorgo che è una delle tre auto giunte prima. Se ricordo bene una Fiat 128 blu.  A quel punto scappo dentro un campo di granoturco che, complice la notte, avrebbe potuto in qualche modo proteggermi o perlomeno mi dava la possibilità di nascondermi. Confidavo nel ritorno, più o meno veloce, dei cronometristi per il secondo giro del rally. Dalla 128 scendono in due e cominciano a chiamarmi. Mi rassicurano e mi dicono di non avere paura che mi spiegano tutto, c’è stato un malinteso. Io non rispondo per non farmi scoprire. Questi insistono, dicono che il ‘tipo’ che mi ha menato non c’è più. Dal tono della voce sembrano brave persone, e mi convincono ad uscire dal campo di granoturco dopo un bel po’ di ‘trattative’.

Ci presentiamo, ovviamente tremavo tutto, e mi spiegano che purtroppo ho imbroccato la classica serata sbagliata. Mi dicono che sono amici, o meglio conoscono il ‘tipo’ che mi ha picchiato e che lui era uscito di galera la sera stessa. Aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno e lo ha fatto con me. A loro dispiaceva molto ma prima non potevano intervenire per non fare arrabbiare ancora di più il ‘tipo’. Sono gentili, mi chiedono spiegazioni sul rally e sulla nostra gara. Si rendono disponibili a portarmi a cercare l’assistenza. Con un po’ di titubanza salgo in macchina e ci avviamo verso Piacenza. Dell’assistenza nessuna traccia, quindi gli propongo di portarmi in albergo. Intanto è venuto giorno e prima di lasciarmi in albergo mi offrono una abbondante colazione scusandosi per l’accaduto. Questi due non erano brutte persone, anzi, probabilmente non erano neanche troppo amici del ‘tipo’. E un po’ di coscienza l’hanno pure avuta.

Certo che per la mia prima gara di Trofeo non era proprio questo quello che mi sarei aspettato!!

La timidezza, la prima “vera gara”, la scarsa conoscenza dei ragazzi dell’assistenza, etc., fatto sta che non mi sono sentito di raccontare questo fatto a nessuno, nemmeno a Pietro. L’ho fatto una quindicina di anni dopo, quando oramai avevo smesso di correre e ovviamente le ho sentite sia da Pietro che dai ragazzi dell’assistenza. Che, dicono, se l’avessero saputo a tempo, sarebbero andati a cercare il ‘tipo’ e di sicuro non gli avrebbero fatto passato un quarto d’ora facile.

Dopo quel brutto episodio però sono arrivate anche soddisfazioni, secondi e terzi posti, culminate nel titolo assoluto del 1984, pur con un mio minimo contributo, e che condivido con Mauro Zamparutti e Raffaele Caliro, tutti e tre navigatori di Pietro Corredig in quell’ultimo anno del TROFEO A112.